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Lunghezza (km) : 

598

Dislivello (m) : 

13460

Difficoltà : 

Alta

Tutti i tipi di bici

Adatto a : 

La via Silente

La via Silente è un percorso di 600 km con 13000m di dislivello da superare in 15 tappe, su e giù per i rilievi del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, patrimonio UNESCO nel cuore del nostro Mezzogiorno.

Ciò che voglio sottolineare di questa ciclovia, prima degli aspetti turistici, è la sua origine completamente dal basso. A differenza di altre ciclovie progettate e sostenute da fondi pubblici, anche internazionali, la nascita della Via Silente è nata, nonostante l’assenza della regione Campania, grazie al sogno ed alla caparbietà di alcuni ciclo viaggiatori cilentani.

E’ stata l’associazione “La via Silente” che sulla traccia del viaggio fatto nel 2014 da Simona (attuale presidente) e Carla ad avere realizzato le mappe, la segnaletica stradale, la promozione sui social, ad aver connesso gli operatori del territorio ed a distribuire la Silentina ai viaggiatori. La silentina è il documento ufficiale da ritirare in sede all’inizio del viaggio e testimonia “la presenza del ciclo viaggiatore sulla via, garantendo vitto ed alloggio a prezzi concordati”. Una sorta di passaporto da timbrare ad ogni tappa, così come è prassi lungo cammini più famosi, come la via Francigena o il cammino di Santiago, ma non per questo meno più belli della nostra via Silente.

L’itinerario non è su pista ciclabile, ma segue la viabilità ordinaria; il che non vuol dire pedalare in mezzo al traffico. Anzi, soprattutto nel Cilento interno, le strade sono poco trafficate ed all’ombra di querce, castagni e lecci.

Da qui la scelta del nome la Via Silente dove “si pedala per gustare il tempo, per avvertire la realtà con tutti i sensi, per scoprire quel Silenzio che non è assenza di suoni ma qualità di ascolto. Tutto senza mai dimenticare le asperità di un territorio in cui la Natura da sempre è padrona

Silente vuol dire semplicemente silenzioso, non c’è riferimento a nessun santo da venerare, ma va venerata solo la bellezza del paesaggio. E no, non c’entra nulla neanche il preside di Hogwarts, per quanto il Cilento sia un luogo magico.

E’ difficile raccontare il Cilento a chi non lo conosce, in modo oggettivo ed in poche righe, senza fare un noioso elenco di comuni, fiumi e confini della parte più meridionale della regione Campania. Il grande pubblico, quando non lo confonde col Salento, in Puglia, lo associa al mare incontaminato ed alle località turistiche più rinomate (Palinuro, Camerota, Paestum, Acciaroli), ma, nonostante i numerosi riconoscimenti ambientali (13 bandiere blu a nel 2021) e citazioni letterarie è riduttivo parlare solo di costa incontaminata perché sono tanti i fattori a rendere speciale il Cilento.

Questo territorio non ha visto il boom demografico e la forte urbanizzazione, che c’è stato nel resto della Campania, e questo isolamento è la ragione da un lato di un’economia poco dinamica con molti giovani costretti ad emigrare, dell’altro della sua autenticità sia per la natura incontaminata che per le tradizioni.

Parlare di isolamento o arretratezza, del resto sarebbe ingeneroso per un territorio protagonista della storia, fin dall’antichità.

Per esempio se vi ricordate dalla scuola il paradosso secondo cui Achille non riuscirà mai a superare la tartaruga, sappiate che il suo autore è Zenone di Elea, colonia greca cilentana, dove è nato il pensiero occidentale, ed i cui resti si trovano lungo il percorso della via (visitabili nell’ultima tappa).

Restando in tema di filosofia e saltando al’600, Giambattista Vico ha maturato le sue idee sui corsi e ricorsi storici, durante il suo soggiorno a Vatolla (altra tappa della via) in cui ha svolto l’attività di precettore per i figli del marchese Rocca, avendo così accesso alla sua ricchissima biblioteca. Il palazzo dove soggiornò è sede di un museo.

In tempi ancora più recenti, Gioacchino Murat in visita a Castellabate (attraversata nella tappa n.2) disse “Qui non si muore”, episodio ripreso anche nel film “Benvenuti al Sud” con  Bisio e Siani.

Pollica-Acciaroli (tappe 1 e 2), invece, ha influenzato Ernest Hemingway nella scrittura de “Il vecchio ed il mare” durante un suo soggiorno negli anni ‘50. Si racconta che il cubano Santiago, protagonista del romanzo sia, in realtà, inspirato ad un vecchio pescatore cilentano di nome Antonio.

Ultimo, ma per noi più importante, riconoscimento per il Cilento è quello che lega questo territorio alla dieta mediterranea. Parliamo di un modello alimentare basato su un alto consumo di a cereali, frutta, verdura, olio di oliva, un moderato consumo di pesce e carni bianche ed un uso raro di carni rosse e grassi animali, che si è dimostrato ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e che ha guadagnato nel 2010 il riconoscimento UNESCO di patrimonio culturale immateriale dell’Umanità.

La paternità di questi studi è dovuta ad Ancel Keys, medico americano, che partecipò allo sbarco di Salerno, durante la Seconda Guerra Mondiale, e tornò in Cilento, nel dopoguerra, per studiare quel regime alimentare completamente diverso da quello americano, che aveva conosciuto da soldato. Soggiornò a Pioppi, Pollica, per 28 anni, per studiarne gli elementi distintivi e comuni con altre realtà di Spagna, Grecia e Marocco, e determinare in che modo fossero responsabili di una maggiore longevità.

Per godere anche voi dei benefici, sia per il palato che per la salute, della gastronomia cilentana, il modo più completo è prendere parte ad una delle sagre, che ogni borgo organizza nelle sere d’estate o in occasione di feste religiose. Se avete la fortuna di viaggiare nelle date giuste, avrete occasione di conoscere in un sol colpo le specialità gastronomiche e le musiche ed i balli cilentani.

Avete l’acquolina in bocca e la voglia di partire? Volete saperne di più su cosa vi aspetta?

Consultate il sito ufficiale della via Silente [www.laviasilente.it] ricco di informazioni per sapere cosa vi perderete a restare a casa!

Il mare e la terra del Cilento offrono tante cose buone da mangiare. Ogni paese, anzi ogni famiglia na ha la sua specialità ed ogni nonna ha la sua ricetta.

Non so dirvi quale sia il piatto universalmente più caratteristico della cucina cilentana, ma posso dirvi qual è il mio preferito:  il docle che, ad ogni Natale, prendevo di nascosto dalla libreria dove li poggiava mia nonna per assaggiarne qualcuno prima del cenone.

Qualcuno li italianizza in "Cannoli Cilentani", ma a casa mia si sono sempre chiamati CANULOTTI.

Si tratta di dei cannoli fritti e croccanti ripieni di crema pasticciera o al cioccolato. Oppure misti crema e cioccolato che è la mia versione preferita

 

INGREDIENTI

Pasta Base

  • 500g farina 00

  • 100g sugna o strutto

  • 100g zucchero

  • 3 uova intere

  • 1 buccia di limone non trattato

Crema Pasticcera

  • 500 ml latte

  • 100g farina 00

  • 100g zucchero

  • 3 uova intere

  • 1 buccia di limone non trattato

  • 50 ml liquore creola o rum per dolci

Crema al Cacao

  • 500 ml latte

  • 100g farina 00

  • 100g zucchero

  • 3 uova intere

  • 30g cacao amaro

  • 1 buccia di limone non trattato

  • 50 ml liquore creola o rum per dolci

Per friggere

  • 1 litro olio di mais o extra vergine di oliva

  • 4  rametti di rosmarino per aromatizzare

  • q.b. carta assorbente

Per Guarnire

  • 100 g zucchero a velo

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