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Critical Mass: ieri e domani

“Questa è la piazza principale? Sediamoci qui, quella qua passa”. Con queste parole Peppino suggeriva a Totò di aspettare la Malafemmena in piazza del Duomo a Milano. La comicità di questa famosissima gag si basa sul fatto che Milano viene trattata allo stesso modo di un piccolo paesino di provincia.



Ma nella realtà anche nella gran Milan, almeno per ciò che riguarda la bici, c’è una piazza dove tutti i ciclisti milanesi prima o poi passano. Bastava soltanto che i fratelli Capone fossero tornati un giovedì sera alle 22.00 ed avrebbero trovato una massa di ciclisti che alla domanda “Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?” avrebbero risposto “Prendete la bicicletta e seguiteci”.


Parlo della Critical Mass, ovvero un raduno di un gruppo sufficientemente numeroso di ciclisti che si muovono insieme in strada, rallentando forzatamente il traffico delle automobili e creando le condizioni per pedalare (o pattinare) in sicurezza. Si tratta di un fenomeno nato negli Stati Uniti negli anni ’90 sul cui significato e ideologia si potrebbero spendere tante parole, ma essendo un incontro “spontaneo”, senza alcuna organizzazione alle spalle, non c’è nessuna visione dichiarata e condivisa. Ognuno vive e racconta la Critical Mass a modo suo.

L’unico dato di fatto per la massa milanese, oltre al giorno ed ora dell’appuntamento, ovvero giovedì alle 22.00 finché si poteva, è che chiunque a Milano si occupi di bici ha partecipato assiduamente alla Critical Mass, almeno per un certo periodo. Poi magari ha smesso, perché in disaccordo su alcuni atteggiamenti, ma, prima che i social diventassero il modo prevalente di mettersi in contatto, la Critical Mass è stato il loro principale luogo di incontro. L’ispirazione per i tanti eventi, iniziative e associazioni milanesi è nata da chiacchiere ed incontri avvenuti pedalando a tarda sera.


Pedalare di notte, a Milano, su strade temporaneamente libere dai motori è un’esperienza suggestiva. Si riesce a vedere la città con una prospettiva unica, scorgendo angoli sconosciuti, non solo attraverso i quartieri che di solito non si frequentano, ma anche sulle strade abituali si notano particolari che di giorno e di fretta ci sfuggono. Inoltre tutto ciò si svolge in mezzo a tantissimi altri ciclisti, d’estate non è raro avere 200 o 300 partecipanti. E’ ovvio che un’esperienza del genere, per quanto inevitabilmente con tante persone possono capitare ogni tanto episodi sgradevoli, fa venire la voglia di utilizzare la bicicletta in città il più possibile.


In questi giorni, ovviamente, la Critical Mass è sospesa; gli unici assembramenti li incontriamo davanti ai negozi di biciclette ed un ciclo-meccanico libero è ambito come il lievito o le mascherine, a dimostrazione del fatto che tanti Milanesi hanno abbandonato il mezzo di trasporto che utilizzavano prima del corona-virus passando alla bicicletta.

Chissà quanti di questi “nuovi” ciclisti conoscono la Critical Mass e chissà come saranno le nostre strade quando la pandemia sarà terminata! I Milanesi torneranno alle vecchie abitudini lasciando le biciclette ad impolverarsi in garage? Il giovedì sera avremo una fila chilometrica di bici o rimarrà il ritrovo dei soliti CDM? O magari la Critical Mass non si farà più perché non ce ne sarà più bisogno: tutti i giorni e tutto il giorno sarà un’unica massa di uomini, donne e bambini che si spostano in bicicletta, non soltanto per lavoro, salute e necessità? Si accettano scommesse, intanto sperare che la nostra città non sia più ostaggio delle auto non costa nulla


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