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Uscire i Marmocchi? In bici si può

Aggiornamento: 19 mag 2020

Lunedì 4 maggio è iniziata la fase 2 ed anche nella contagiatissima Lombardia è consentito fare attività motoria all'aperto. Soprattutto per i bambini che, senza neanche il pretesto del cane o della spesa, hanno passato da reclusi gli ultimi due mesi, potendosi sfogare sui balconi o negli spazi condominiali. Ed a Milano, balconi ampi o giardini condominiali li hanno solo i più fortunati.


Riaprono i parchi, ma è vietato usare i giochi, è vietato stare vicino ad altre persone, è vietato stare senza mascherina, è vietato scaccolarsi, rubare le merende degli altri bimbi leccare le panchine, tossire fuori dal gomito, sputare per terra e fare tante altre cose divertenti che di solito fanno i marmocchi al parco. Ma nonostante la pandemia ancora presente, la possibilità e la voglia di mettere il naso fuori di casa è tale che i genitori o fanno finta che non ci sia il Covid o si appostano per occupare l'area giochi, quando non ci sono bambini o nessuno li vede, ed i marmocchi, pur di uscire fuori a giocare, accettano senza proteste di indossare, guanti, mascherine, tute protettive, di camminare al guinzaglio o farsi irrorare di amuchina ad ogni discesa dallo scivolo.


C'è un mezzo, però, per divertirci alla grande con pochi rischi: la BICICLETTA. In giro ci sono molte meno auto del solito e bisogna approfittarne per saltare in sella alle nostre bici, dove siamo naturalmente distanziati da chiunque altro, possiamo raggiungere i posti che vogliamo, e dove non arrivano le nostre gambe arriva la nostra fantasia. Ad esempio oggi i miei due marmocchi (6 e 9 anni) raccontavano di essere in gita a Londra ed ogni tanto mi chiedevano quanto mancasse per Hogwarts.



Solo che eravamo sulla ciclabile porta Romana-Chiaravalle, dove loro hanno imparato a spostarsi in bici, e che percorriamo sempre, per andare in piscina, in oratorio, per il bike to school del mercoledì e su cui, ogni tanto d'estate, percorriamo fino alla fine per andare a prendere il gelato al bar dell'abbazia.

Questa volta niente gelato, ma non ne hanno fatto un capriccio, tanta era la voglia di pedalare che avrebbero saltato volentieri addirittura il pranzo per un giretto fuori. Non appena ho detto loro che avevo intenzione di andare in bicicletta, hanno fatto urla di gioia, quasi increduli, sono corsi a vestirsi ed a prendere i caschetti (che di solito non vogliono mai mettere).

L'astinenza prolungata ha portato oltre all'entusiasmo dei piccoli, anche un po' di preoccupazione del papà, che ha aggiunto alle solite raccomandazioni quella, ai semafori, di fermarsi lontano dagli altri, sia in bici che a piedi. Per strada tante persone, in fila davanti ai negozi, a passeggio, sedute sulle panchine, e con il fatto che tutti si tenevano in un certo qual modo a distanza sembravano ancora di più. E' stato un sollievo quando abbiamo superato il Corvetto e dopo pochi chilometri di bici abbiamo lasciato gli spazi stretti la città per quelli ampi del parco della Vettabbia. Spazi che ci hanno permesso di pedalare rilassati tra gli alberi, i sentieri, i canali con le paparelle fino ad arrivare all'Abbazia. La chiesa era aperta, ma il bar ed il mercatino dei Monaci, ovviamente no, ci siamo accontentati di un occhiata dall'esterno per poi rientrare a casa. Il tutto in un ora e mezza, tanto è durata la nostra passeggiata, meno di quanto impiego normalmente per andare al supermercato di fronte casa


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