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Milano Vs Vienna

Aggiornamento: 19 mag 2020

Mettiamo a confronto due filmati, dal profilo pubblico di due politici.

Riccardo De Corato vs Birgit Hebein

L'assessore alla sicurezza della regione Lombardia vs la vicesindaco di Vienna ed assessore ai Trasporti.

Nel primo video, per pochi metri di ciclabile realizzati in centro a Milano,

vediamo una feroce polemica in TV contro

una supposta pericolosità del percorso; nel secondo, a Vienna, viene presentato un progetto di adeguamento della mobilità, in tempo di Covid19, molto più ambizioso.

Nella capitale austriaca si inaugurano delle zone 20 temporanee, ovvero in alcune strade i pedoni per mantenere il distanziamento sono invitati a camminare per strada e non sui marciapiedi stretti ed affollati. Camminare per strada, in mezzo alle auto, tanto c’è il limite di velocità a 20 km/h ed è sicuro così. Basta l’appropriata segnaletica, come si può vedere nel frame seguente


A Milano, in urgenza e con il pennello, viene tracciata una corsia ciclabile in mezzo tra il marciapiede e la fila di auto parcheggiate, in modo da tenerla ben separata dalla corsia di marcia delle auto. Viene anche delimitata una corsia pedonale alla destra degli stalli di sosta per consentire l’apertura delle portiere e la salita e discesa dei passeggeri. E si fa polemica su questo, perché una ciclabile così non è “sicura”, affollerà i reparti di ortopedia, i ciclisti devono essere “protetti” e separati dalle auto. Secondo alcuni, a Milano è pericoloso che una bici condivida la strada con gli altri mezzi.

A Vienna pensano sia fattibile che un papà spinga un carrozzino in mezzo alla strada, piuttosto che fare lo slalom tra le persone in fila fuori ai negozi.

E si tratta di una metropoli con 2 milioni di abitanti, non un paesino sperduto tra le montagne nordiche, ma in cui le strade sono utilizzate in modo completamente diverso dal nostro.

A Vienna ci ho pedalato, qualche estate fa, al termine di una ciclo-vacanza da Udine a Vienna (di cui prima o poi posterò il diario su questo blog).

Non c’erano, ancora, le zone 20 da emergenza Covid, ma era molto diffuso un altro strumento urbanistico che, in Italia, creerebbe panico e terrore negli automobilisti, il “senso unico eccetto bici”

Ausgen Fahrrad

"Ausgen Fahrrad", ossia “eccetto bici” è la scritta che a Vienna si legge su moltissime strade secondarie. Funziona più o meno così: sul lato sinistro (per le auto) una linea gialla delimita una corsia singola percorribile dalle bici in direzione opposta a quella delle auto. Ovviamente alle biciclette è consentito anche percorrere la strada nello stesso senso delle auto, ma in questo caso non sulla corsia ciclabile, ma sulla corsia normale, la stessa delle auto. Limite di velocità 30 km/h. E ripeto questa soluzione non è adottata in un paesino piccolo o solo in una limitata ztl nel centro storico, ma diffusamente in una capitale europea di 2 milioni di abitanti, dove circolano ugualmente tantissime autovetture. Ma lì le auto corrono, per modo di dire, nelle autobahn o nei grandi viali di attraversamento; nei quartieri, invece, camminano a 30 all'ora dando la precedenza a pedoni e ciclisti. Così chi vuole spostarsi in città in bicicletta è incoraggiato a farlo, perché si sente sicuro ed ha percorsi “rapidi” a disposizione.

Riassumendo, a Vienna è considerato normale, sicuro, sotto certe condizioni e con la dovuta segnaletica, far pedalare le bici “contromano” o far camminare i pedoni in strada; a Milano le bici devono essere “protette”, tenute lontano dalle auto, anche quelle ferme, perché è pericoloso, si può avere una sportellata in faccia. Forse, in Italia, è così strano pensare che un automobilista rispetti le regole, di velocità e precedenza, o guardi prima di scendere? O almeno questo è il messaggio che io percepisco nell’intervista pubblicata.

Certamente si può obiettare che il politico italiano è dello schieramento opposto rispetto al sindaco di Milano e cerca semplicemente un pretesto per criticarlo. Oppure considerare le grosse differenze politiche tra sinistra e destra, lodare il socialdemocratico sindaco di Vienna e la sua vice Verde e sparare a zero contro la giunta lombarda di centrodestra.

Vorrei, però, commentare le parole di De Corato senza giudizi preventivi sulla persona e la sua appartenenza politica, anche se sarebbe facile farlo visti gli evidentissimi disastri combinati dall'attuale giunta della Lombardia, di cui è assessore. Le parole dell’intervista mi suonano fastidiose, espressione di un modello di mobilità urbana vecchio, sbagliato e dannoso, distorcono la realtà per fare campagna elettorale, ma questa è solo la mia percezione, quella di un ciclista, molto attento all'ambiente e con una precisa idea su come devono essere le nostre città. Tanti altri, purtroppo, troveranno questo discorso giusto e sensato, altrimenti il politico non lo avrebbe pronunciato.

E per migliorare le cose è su di loro che bisogna lavorare, su chi pensa che la bici in città sono un ostacolo per le auto e vanno “ghettizzate” sulle ciclabili, non sui politici. Altrimenti sarebbe facile, basterebbe prendere gli amministratori austriaci e farli lavorare a Milano.

Non è un luogo comune, gli automobilisti italiani guidano mediamente in modo più aggressivo e meno rispettoso degli utenti più deboli della strada, rispetto agli altri paesi europei. Questa differenza l’ho avvertita nettissima nella mia piccola esperienza di cicloturista, soprattutto nella ciclo-vacanza da Udine a Vienna di cui parlavo prima. In Friuli, nei brevi tratti costretti sulla statale, ad ogni svolta a sinistra sembrava di essere soldati in trincea che aspettavano il momento opportuno per spostarsi al centro della carreggiata ed attaccare la corsia opposta per attraversare; appena varcato il confine di Tarvisio le auto si fermavano agli attraversamenti per lasciarci passare con largo anticipo, non appena vedevano una bici sulla ciclabile, prossima all'incrocio.


Per una maggiore sicurezza, non servono cordoli o muri a proteggere i ciclisti, basta guardare prima di aprire la portiera e rispettare tutti il codice della strada.

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