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Per Diego

Per una volta faccio un'eccezione e cambio sport, oggi parlo di calcio perché voglio raccontare le mie emozioni legate al più grande calciatore di sempre.


Diego non è stato semplicemente un campione, ma una leggenda, un personaggio che è entrato nel cuore di due popoli, ma che è stato, anche nel giorno della sua morte bersaglio di feroci critiche da parte dei suoi detrattori. Ma proprio aver avuto così tanti contro ha reso la sua storia tragicamente eroica, come quella di pochi altri sportivi.. mi viene in mente giusto Pantani per tornare in tema bicicletta


L'eroe della montagna

Diego e Marco sono due persone completamente diverse, eppure la loro vicenda, eroica (e il libro in foto descrive come un atleta può essere un eroe), ha molti tratti in comune e sembra quasi una tragedia classica. Entrambi hanno acceso una grande passione nei propri tifosi con imprese sportive uniche, la carriera di entrambi è stata interrotta forzatamente a seguito di controlli antidoping, entrami hanno provato a rialzarsi e ricominciare, ma non sono mai tornati forti come prime, entrambi hanno cercato la soluzione nella cocaina. Marco ci è morto, ancora giovane, per la droga; Diego è stato disintossicato in una clinica cubana ed è stato fino a pochi giorni fa un testimone vivente del suo mito.


Non definisco Maradona un mito solo perché sono tifoso del Napoli e nemmeno perchè mi riporta a ricordi di infanzia. Quando il Napoli ha vinto il primo scudetto avevo 6 anni, 9 durante Italia90 e 10 quando giocò la sua ultima partita prima di trasferirsi al Siviglia. Seguivo il calcio con le emozioni e la consapevolezza di un bambino, ignorando molte cose.

Non ho provato il senso di riscatto per le vittorie di quel Napoli, per me era normale che fosse forte e vincesse, non avendo visto il Napoli prima di Diego; non mi sono sentito coinvolto quando prima di Italia-Argentina ha dichiarato “Chiedono ai Napoletani di essere Italiani per una sera dopo che per 364 giorni all’anno li chiamano terroni", perché non avevo ancora messo il naso fuori dalla Campania e non avevo provato il pregiudizio verso la mia terra. Al contrario da tifoso del Napoli, ed a quell'epoca anche della nazionale, l'ho quasi odiato, era responsabile di averci eliminato dal mondiale e mi sentivo tradito perchè, a causa della sua debolezza, è risultato positivo alla cocaina ed è andato al Siviglia, rendendo la mia squadra meno forte.


Di alcuni suoi gesti e sue dichiarazioni ho apprezzato il senso solo molti anni dopo, per un lungo periodo sono stato vittima anche io del lavaggio mediatico “Maradona drogato". Penso a due episodi in particolare; Italia-Argentina del 90 appunto, ma soprattutto Argentina-Inghilterra 2-0 di Messico '86. Quella partita Diego la vinse da solo, segnando di furbizia e raddoppiando con il gol più bello di tutti i tempi, ma la cosa più memorabile di quella partita è stata la sua intervista. Quando gli hanno fatto presente di essere stato antisportivo non ha cercato scuse, ha semplicemente risposto "fue la mano de Dios”, sì ho segnato con la mano, ma per Dio era giusto che l'Argentina battesse l’Inghilterra per vendicare la prepotente aggressione alle isole Malvinas. E fa nulla che la guerra delle Falkland è stata un pretesto per la dittatura per nascondere altro, in quel momento le parole di Diego, per gli argentini sono state una vendetta contro i potenti nemici inglesi.

E Diego non ha mai avuto timore di dare voce al popolo dei suoi tifosi, sia che si trattasse di rivendicazioni nazionali, di denunciare il razzismo o parole contro il potente di turno, Mattarese, Blatter e persino il presidente Bush. Ed è per questo che Argentini e Napoletani lo amano così tanto, non per aver fatto vincere loro mondiali e scudetti; ed è per questo che ha avuto tanti nemici che lo hanno estromesso dai campi di gioco e ne hanno distrutto l'immagine. E' indubbio che Maradona abbia commesso tanti errori nella vita privata, la dipendenza dalla cocaina, il figlio riconosciuto tardivamente, ma è altrettanto indubbio che l'accanimento che c’è stato contro di lui, in termini di squalifiche e di denigrazione mediatica non c'è stato contro nessun altro. Eppure esempi di sportivi o artisti, con brutte storie di droga, di evasione fiscale, o peggio ancora di stupri e violenze, ce ne sono tantissimi. Nessuno dice “Caravaggio era un bravo pittore, ma non esponiamo i suoi quadri nei musei perché era un assassino” o “non ascolto le canzoni di Eric Clapton, Vasco Rossi o Amy Winehouse perché si drogano". Per Diego, invece, viene puntualizzato sempre “grande calciatore, piccolo uomo", mentre invece per altri si dice che siano sportivi esemplari. Gli altri sono portieri col vizio delle scommesse, difensori che hanno segnato autogoal volontariamente per soldi, attaccanti che hanno violentato donne in camere d'albergo o numeri 10 che divenuti dirigenti si sono fatti corrompere per assegnare il mondiale al Qatar. Se giochi nella squadra giusta, anche se vinci perchè le designazioni arbitrali erano truccate o perché i tuoi medici ti aiutavano a correre più degli altri, sei considerato un campione esemplare. Se, invece, rifiuti un assegno in bianco da quella squadra e resti dalla parte dei deboli, vieni bollato come drogato e basta.

Ma quello che i non-napoletani non possono capire è che proprio l'essere denigrato da tutti rende Maradona più amato ed un simbolo di Napoli. Lo diceva già Eduardo nel 45, a Napoli se sparisce un camion, si dice che ne sono spariti 100. E con Diego in campo andava veramente in scena un “Napoli milionario" oltre che Napoli milionaria.


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