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  • Immagine del redattoreBoss

Ci hanno rotto la pista

Il comune di Milano ha programmato dei lavori di manutenzione ad un cavalcavia ferroviario, con delle modifiche alla viabilità.

Attualmente il cavalcavia ha due carreggiate a doppia corsia per le auto, ed una corsia centrale alberata con una pista ciclabile.



La pista fa parte del percorso "porta Romana - Chiaravalle", il primo che ho recensito su questo blog, la strada dove i miei marmocchi sono stati svezzati alla bici come mezzo di trasporto. E' stata realizzata una decina di anni fa trasformando in un gioielli quello che era un parcheggio desolato e su cui oggi c'è un continuo su e giù di biciclette.


Cosa ha previsto, quindi, il comune? Questo

Per garantirne la percorrenza nelle due direzioni di marcia verrà reso transitabile ai veicoli il parterre centrale, al momento occupato dalla pista ciclabile.


Questo è il cantiere, con le recinzioni e la demolizione del marciapiede centrale per consentire il passaggio delle auto, un piccolo pugno nello stomaco.

Ovviamente non si discute la necessità della manutenzione e delle sue conseguenze, ma si vuole mettere in evidenza come, nelle scelte quotidiane di chi gestisce la mobilità, la bicicletta sia completamente ignorata. Si valutano gli impatti sul traffico motorizzato, si prendono provvedimenti per mettere in sicurezza i pedoni, o meglio prescrizione per scaricarsi la responsabilità di eventuali incidenti, mentre i ciclisti semplicemente non esistono.



Anche in una città come Milano in cui negli ultimi anni sono aumentati notevolmente gli spostamenti in bici (vedi questo post) e su un tratto di ciclabile che, oltre ad essere l'inizio di un interessante itinerario cicloturistico, è percorsa quotidianamente da moltissimi cittadini.


Non solo si sta provvedendo a demolire ciclabile e marciapiede per consentire il passaggio delle auto, ma il traffico ciclabile non è stato proprio considerato: sulle recinzioni che delimitano il cantiere e interrompono la pista c'è la segnaletica per i pedoni, un varco per gli attraversamenti pedonali, ma non c'è spazio per le bicicletta. Un ciclista (e da lì ne passano tanti) semplicemente arriva a fine corsa e deve scomparire non essendo la sua presenza ammessa nè sul marciapiede, dove sarebbe vietato, nè sulla strada non essendo previsto un percorso per immetervisi.

Siamo in Italia e probabilmente assisteremo a litigi tra automobilisti e ciclisti, tra pedoni e ciclisti e tra pedoni ed automobilisti, con sangue amaro per tutti. In un paese più civile avrebbero segnalato anche un percorso alternativo per le bici; quando ho viaggiato in Austria sull'Alpe-Adria dove la ciclabile era interrotta per lavori in corso c'erano, con mia grande incredulità, cartelli di deviazione a sfondo giallo specifici per le biciclette.

A Milano già p tanto se ripristinano lo status quo al termine dei lavori.

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